mercoledì 14 marzo 2012

Le leggi più pazze d'Italia



Al terzo posto, l'Istituto Leoni individua una proposta di legge per regolamentare l'uso dei termini «cuoio», «pelli», «pellicce» da utilizzare nell'abbigliamento commercializzato. Naturalmente una legge c'è già, è del 1966. Ma il senatore Cosimo Izzo (Pdl) ha ritenuto di dover tornare sull'argomento per adeguare l'uso delle parole al mercato. A tutela del consumatore, ovviamente. Questione di lana caprina. Ma solo in parte. Perché nella proposta si legge anche: «Affinché un prodotto sia denominabile con i termini di «pelle», «pelliccia» o «cuoio» non potrà più essere sufficiente il rispetto del mero requisito cosiddetto «sostanziale» o «organico» di cui agli articoli 1 e 2 della citata legge n. 1112 del 1966, ma dovranno anche essere rispettati i requisiti giuridici, per i quali il prodotto in questione non sia stato fabbricato e messo in commercio con modalità lesive dell'ambiente, della salute dei consumatori e dei diritti dei lavoratori». Encomiabile. Magari la si potrebbe estendere a questioni un po' più generali, però.
La medaglia d'argento per la proposta più assurda va alla proposta di legge contenente «Disposizioni per la tutela e la promozione del gelato tradizionale italiano» (C.4683). La relazione in aula è iniziata così, con un ispirato Gaetano Nastri (Pdl): «Onorevoli Colleghi! — La diffusione del gelato in epoca moderna in Europa e nel «nuovo mondo» è strettamente intrecciata alle vicende della gastronomia italiana, all'inventiva di alcuni connazionali e alle tradizioni che ne sono derivate». E via di filippica per istituire il gelato tradizionale italiano.
Al primo posto dell'elenco troviamo un ex aequo per due proposte di leggi: la prima per modificare l'articolo 131 della Costituzione, per istituire il Principato di Salerno, su spinta dell'Onorevole Edmondo Cirielli (Pdl). La seconda per Istituire anche la Regione Romagna e la Regione Salento: una frammentazione di cui si sente davvero il bisogno, secondo Adriana Poli Bortone (CN-Io Sud) che, al Senato, fra i firmatari trova anche una senatrice del Pd.
Perché all'appello delle proposte per leggi assurde non manca davvero nessuno.


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